Giornata mondiale del malato

L’11 febbraio 2014 ricorrerà la 22^ Giornata Mondiale del Malato: per Papa Francesco anche noi
dobbiamo dare la vita per i fratelli.

Porta la data del 13 maggio 1992 la lettera di Giovanni Paolo II° che ha istituito questo importante appuntamento, e la lettera così esordisce:

“Al venerato fratello Cardinale Fiorenzo Angelini
Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori
Sanitari : Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale
Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori
Sanitari, ed anche come interprete dell’attesa di non poche
Conferenze Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e
internazionali, desidero comunicarLe che ho deciso di istituire la
“Giornata Mondiale del Malato “, da celebrarsi l’11 febbraio di
ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes.
Considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a tutta la Comunità
ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni,
ha dato frutti pastorali veramente preziosi”.
E per questa ricorrenza non poteva mancare l’intervento di Papa
Francesco che così si esprime: “In occasione della XXII Giornata
Mondiale del Malato, che quest’anno ha come tema Fede e carità: «Anche
noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» , mi rivolgo in modo
particolare alle persone ammalate e a tutti coloro che prestano loro
assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una
speciale presenza di Cristo sofferente. E’ così: accanto, anzi, dentro
la nostra sofferenza c’è quella di Gesù, che ne porta insieme a noi il
peso e ne rivela il senso. Quando il Figlio di Dio è salito sulla
croce ha distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato
l’oscurità. Siamo posti in tal modo dinanzi al mistero dell’amore di
Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel
disegno d’amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce
pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia,
uniti a Lui.
Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la
malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate e
ridimensionate. Ridimensionate, perché non hanno più l’ultima parola,
che invece è la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione
a Cristo da negative possono diventare positive. Gesù è la via, e con
il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio
per amore, e il Figlio ha donato se stesso per lo stesso amore, anche
noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per
i fratelli. La fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo
Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e anche i nemici. La
prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé, il diffondersi
dell’amore per il prossimo, specialmente per chi non lo merita, per
chi soffre, per chi è emarginato. In forza del Battesimo e della
Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo, Buon Samaritano
di tutti isofferenti. «In questo abbiamo conosciuto l’amore; nel fatto che egli
ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita
per i fratelli». Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono
bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle
contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri
diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di
Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo
all’avvento del Regno di Dio.
Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi
abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo.
È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai
bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina
misericordia che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si
incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare
la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio alle nozze di
Cana, quando vede che viene a mancare il vino della festa; porta nel
suo cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le parole del vecchio
Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima (
il tema dell’ultimo Vangelo, ndr ), e con fortezza rimane ai piedi
della Croce di Gesù. Lei sa come si fa questa strada e per questo è la
Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a
lei con filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non
ci abbandonerà. È la
Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci
accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena….
Affido questa XXII Giornata Mondiale del Malato all’intercessione di
Maria, affinché aiuti le persone ammalate a vivere la propria
sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e sostenga coloro che se ne
prendono cura. A tutti, malati, operatori sanitari e volontari,
imparto di cuore la Benedizione Apostolica”.

(inviata da Silvio Biazzo)