La Giornata internazionale della donna – comunemente definita ” festa
della donna” – ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le
conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le
discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in
molte parti del mondo. La celebrazione si è tenuta per la prima volta
negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel
1911 e in Italia nel 1922.
Era l’8 marzo del 1908, 129 operaie della fabbrica tessile Cotton di
New York bruciano vive a seguito di un incendio divampato all’interno
dello stabilimento dove lavoravano. L’indomani migliaia di lavoratrici
si riversano per le strade della “grande mela” denunciando le
condizioni di insicurezza in cui sono costrette a lavorare e lo
sfruttamento massacrante cui sono quotidianamente sottoposte. Per la
prima volta emerge il loro coraggio e chiedono luoghi di lavoro più
igienici, un salario più adeguato, il riconoscimento dei diritti dei
lavoratori che non sono ad esse concessi perché donne. Di lì a poco in
Inghilterra nasce il movimento femminile delle suffragette: vennero
chiamate con tale nome le femministe che in Inghilterra iniziarono a
rivendicare il voto alle donne.
Lunga e travagliata è stata la lotta che il movimento femminile ha
dovuto sostenere per raggiungere determinate conquiste e soprattutto
per riuscire ad ottenere la tanto agognata emancipazione femminile.
Nel nostro Paese nel corso di questi ultimi decenni sono sorti vari
movimenti con lo scopo di favorire l’emancipazione delle donne: il
tutto ha poi portato a decretare definitivamente la parità dei
diritti e dei doveri tra uomo e donna, tra i coniugi, mettendo così in
atto gli analoghi principi della nostra Carta Fondamentale, la
Costituzione . Oggi, nonostante qualche “devianza”, l’attuale
ordinamento italiano sancisce l’assoluta parità tra i sessi: le donne
oggi sono ammesse ad esercitare qualsiasi attività o professione,
abbiamo così la donna “lupo di mare”, la donna soldato, la donna
poliziotto o carabiniere, la donna Commissario e Magistrato, e così
via. Anche nel lavoro non ci sono più discriminazioni: la donna viene
assunta per qualsiasi attività, con diritto alla stessa remunerazione
dell’uomo. Solo le diversità fisiche e le relative esigenze
fisiologiche rendono necessaria l’adozione di particolari
regolamentazioni in favore della donna-
lavoratrice.
Passi da gigante nel settore se ne sono fatti tanti, ma altrettanto
ancora non si è fatto compiutamente per arginare e debellare fenomeni
come il femminicidio, lo stalking o il mobbing: le cronache quotidiane
sono piene di storie connesse a questi fenomeni, forse oggi più che
mai perché forse oggi le donne hanno trovato più coraggio a
raccontarle. E la società è quindi obbligata a dare risposte certe a
questi immondi comportamenti che snaturano e mortificano le conquiste
fin qui raggiunte dalla donna.-
Silvio Biazzo